Chi ha avuto modo di leggermi, la scorsa settimana vi avevo parlato, nella rubrica dedicata alle letture consigliate, della comunicazione non violenta, prendendo spunto dal libro di Mashall B. Rosenberg " Le parole sono finestre, oppure muri: approccio alla comunicazione non violenta", riportando quanto segue :
Rosenberg, attraverso un approccio comunicativo empatico prima di tutto verso se stessi e di riflesso verso gli altri, suggerisce di spostare l'attenzione ai nostri bisogni inespressi focalizzando l'attenzione a :
-quello che osserviamo;
- quello che sentiamo;
-quello di cui abbiamo bisogno;
-cosa chiediamo
Nella CNV quindi assumono un ruolo determinante l'ascolto delle nostre emozioni, di ciò che sentiamo e proviamo, emozioni che spesso sono inespresse e/o soffocate, provocando come conseguenza un senso di frustrazione prima di tutto verso noi stessi e di riflesso verso gli altri.
-Come ti poni ad esempio nei confronti di una forte emozione come la rabbia?
-Riesci ad esprimerla appieno in maniera "performante" senza causare un danno prima di tutto a te stesso e agli altri?
Perché partire dalla rabbia? …perché vorrei parlare della rabbia e non della felicità o della gioia o della tristezza, anch'esse emozioni primarie di egual importanza?
Per rispondere a queste due domande partiamo dall'analizzare che cos'è la rabbia.
CHE COS'E' LA RABBIA E COME GESTIRLA CON LA CNV
La rabbia viene definita come una "Violenta irritazione provocata da gravi contrarietà, che dà luogo a reazioni incontrollate; ira, collera". Trattasi di un'emozione primordiale, che deriva dall'istinto di difendersi per sopravvivere nell' ambiente in cui ci si trova e ha una funzione adattiva.
Rosenberg scrive quanto segue "… Uccidere, picchiare, incolpare, ferire gli altri, tanto fisicamente quanto mentalmente, sono tutte espressioni superficiali di quello che accade dentro di noi quando siamo arrabbiati" ed aggiunge inoltre " la rabbia è una qualità indesiderabile che deve essere eliminata". L'approccio alla CNV invece suggerisce tutt'altro, incoraggia invece ad esprimere la rabbia in modo pieno e sentito e il primo passo per farlo è quello di sollevare l'altra persona da qualunque responsabilità per la nostra rabbia. Quindi possiamo identificare il comportamento dell'altra persona come lo stimolo ma è importante stabilire una distinzione chiara tra lo stimolo e la causa. Qual è dunque la causa scatenante della rabbia? Rosenberg ci dice che la rabbia ha origine se scegliamo l'opzione in cui , ogni volta che siamo arrabbiati, cerchiamo di scoprire di chi è la colpa, quindi quest'ultima può essere considerata come la causa da cui prende origine la rabbia, inoltre anche se inizialmente non ne siamo consapevoli, la causa della rabbia va anche localizzata nel nostro modo di pensare. Analizzando quindi l'emozione della rabbia in chiave di lettura della CNV, non è il comportamento dell'altra persona che causa il nostro sentimento bensì è il nostro bisogno. Quando siamo connessi al nostro bisogno, sia esso un bisogno di rassicurazione, di costruttività o di solitudine siamo in contatto con la nostra energia vitale. Oltre a concentrarsi sulle nostre emozioni e bisogni personali, possiamo anche scegliere in ogni momento di far brillare la luce della consapevolezza sulle emozioni e sui bisogni dell'altra persona.
Per concludere, quindi, l'essenza della rabbia non è altro che un bisogno che non viene soddisfatto; quindi come emozione la rabbia assume una valenza fondamentale, diventa
" preziosa" se la utilizziamo come campanello d'allarme per svegliarci, per accorgerci che abbiamo un bisogno che non viene soddisfatto!!
La piena consapevolezza della rabbia richiede la piena consapevolezza del nostro bisogno.
Provate quindi a connettervi empaticamente ai vostri bisogni personali o a quelli degli altri con un approccio alla comunicazione non violenta.
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(Estratto da " Le parole sono finestre, oppure muri. Introduzione alla comunicazione non violenta" di Marshall B. Rosenberg- pagg. 175-180)
All rights reserved , 13/07/2021
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